Artykuły

Al cabaret con Diderot

Il testo in polacco ha creato qualche difficolta di comprensione per ii pubblico

VENEZIA - Non ho mai avuto il piacere, non presentandosene l'occasione, di imparare il polacco. Fatta eccezione (scrivo come pronuncio) per "pivo" - birra, "woda" - acqua, "niema" - non c'e, e "cienquie" - grazie, per me questa lingua rimane pressocche un mistero.

Lo stesso problema, a giudicare dal numero di poltrone abbandonate dopo pochi minuti dispettacolo, immagino l'abbiamo avuto buona parte degli spettatori di "Jacques le fataliste" di Diderot, riscritto per il palcoscenico, in polacco, da Żelenski, e messo in scena al Ridotto dal Teatro drammatico di Varsavia con la regia di Witold Zatorski.

Peró, con un po' di pazienza e di buona volonta, anche la barriera linguistica si puo superare. E quanti hanno resistito sino alla fine dello spettacolo non si sono affatto pentiti dello sforzo. Gli applausi agli otto interpreti del testo, un misto tra il copione teatrale e il saggio filosofico, sono arrivati puntuali e calorosi.

Dell'opera di Denis Diderot, pubblicata postuma con il titolo di "Jacques le fataliste et son maitre" nel 1784, Zatorski evidenzia il lato spiritoso: la contrapposizione tra la filosofia semplice, credulona, ingenua, un po' rozza, di Jacques, e quella raffinata, aristocratica del suo maestro. L'intendimento del regista era quello di divertire, di intrattenere il pubblico, non certo quello di insegnargli per forza qualcosa. Percio ha optato per la formula della "confezione" aperta, aerea si potrebbe dire, visto e considerato che i confini della ribalta era come se non esistessero. Per la recizione andava bene qualsiasi posto: fossero due praticabili o due panchine, una poltrona della platea o la scaletta che conduce al palcoscenico.

Le avventure del protagonista, i suoi amori, le sue risse, le sue peripezie, sono state raccontate in forma quasi cabarettistica, con musiche e canzoni, capriole e boccacce. Ne e uscita una rappresentazione piacevole, dove le parti si intrecciavano, apparentemente senza nessuna logica, suscitando una graziosa "bagarre" di colori vocali e di movimenti.

A voler tentare la composizione di una scaletta di merito, il primo a figurare e Zbigniew Zapasiewicz, sciolto, elastico, talvolta fulmineo interprete di Jacques; per passare poi a Magdalena Zawadzka che ha rivestito in rapida successione i panni della contadina, di Justysia e di Dyzia, e Miroslawa Krajewska, alias Joan, madame de la Pommeray e Maggie: due "leonesse". Infine Andrzej Szczepkowski, il Maestro, e Kondrat, Strasburger, Golas e Bargielowski, il contorno, ma non troppo, all'azione.

Ai tempi di Diderot si poteva insegnare attraverso il divertimento, il riso, l'ironia e un sorriso comprensivo nei confronti della gente. Oggi forse cio non e piu possibile, ma non e detto che tentar non nuocia.

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